6 febbraio 2012

E questa? di chi è?

Chi conosce il mio blog sa che questo è un blog fotografico.
Immagine, autore, fonte, didascalia.

Ma oggi farò un'eccezione, vorrei che leggeste quanto è stato pubblicato sul sole 24 online.
E' una rivendicazione  sulla paternità delle fotografie che vengono pubblicate sui quotidiani italiani (anche se mi duole aggiungere che non sono i soli a dimenticarsi la firma degli autori dello scatto).

Lascio la parola a Laura Leonelli, autrice di questo splendido articolo. E ringrazio Serena per avermelo fatto scoprire:

"I lettori del quotidiano «El Universal», una delle principali testate colombiane, lo sanno. I lettori dei quotidiani italiani no. In Colombia, in Inghilterra, in Danimarca, negli Stati Uniti, in Canada, negli Emirati Arabi, e così in Spagna e in Svizzera, i lettori dei più autorevoli quotidiani sanno chi ha scattato le straordinarie immagini del naufragio della Costa Concordia. I lettori italiani, trasversalmente, non lo sanno, perché è abitudine tutta italica, inaffondabile e aliena alla correttezza professionale, quella di omettere nome e cognome dei fotografi che ogni giorno, da ogni fronte di cronaca nazionale e internazionale, contribuiscono alla nostra informazione. Abbiamo quindi dovuto leggere le prime pagine dei grandi giornali stranieri, raccolte con puntualità in un supplemento di «Internazionale», per scoprire gli autori di queste immagini così drammatiche ed esaustive.
Tra i nomi, come se fosse un altro elenco di dispersi, abbiamo trovato quello di Filippo Monteforte, autore di uno degli scatti più impressionanti, che ha occupato ben due pagine di giornale, e poi quello di Enzo Russo, Remo Casili, Andrea Sinibaldi e Laura Lezza. Ancora un dettaglio. All'indomani della tragedia, molti giornalisti hanno riportato la loro commozione di fronte a tali immagini.
Gli articoli sono stati tutti firmati. Le fotografie, evocative e ricche d'informazioni, no. Come sempre per capire un'ingiustizia, non c'è che provarla. E se per un giorno giornalisti, inviati, direttori si vedessero pubblicati i loro pezzi senza firma? Se per un giorno le pagine dei quotidiani fossero non un incontro di idee, autorevoli perché firmate e quindi riconoscibili, ma solo una distesa di caratteri anonimi e per questo senza peso e responsabilità? Irritante, non è vero?
I lettori del quotidiano «El Universal», una delle principali testate colombiane, lo sanno. I lettori dei quotidiani italiani no. In Colombia, in Inghilterra, in Danimarca, negli Stati Uniti, in Canada, negli Emirati Arabi, e così in Spagna e in Svizzera, i lettori dei più autorevoli quotidiani sanno chi ha scattato le straordinarie immagini del naufragio della Costa Concordia. I lettori italiani, trasversalmente, non lo sanno, perché è abitudine tutta italica, inaffondabile e aliena alla correttezza professionale, quella di omettere nome e cognome dei fotografi che ogni giorno, da ogni fronte di cronaca nazionale e internazionale, contribuiscono alla nostra informazione. Abbiamo quindi dovuto leggere le prime pagine dei grandi giornali stranieri, raccolte con puntualità in un supplemento di «Internazionale», per scoprire gli autori di queste immagini così drammatiche ed esaustive.
Tra i nomi, come se fosse un altro elenco di dispersi, abbiamo trovato quello di Filippo Monteforte, autore di uno degli scatti più impressionanti, che ha occupato ben due pagine di giornale, e poi quello di Enzo Russo, Remo Casili, Andrea Sinibaldi e Laura Lezza. Ancora un dettaglio. All'indomani della tragedia, molti giornalisti hanno riportato la loro commozione di fronte a tali immagini.
Gli articoli sono stati tutti firmati. Le fotografie, evocative e ricche d'informazioni, no. Come sempre per capire un'ingiustizia, non c'è che provarla. E se per un giorno giornalisti, inviati, direttori si vedessero pubblicati i loro pezzi senza firma? Se per un giorno le pagine dei quotidiani fossero non un incontro di idee, autorevoli perché firmate e quindi riconoscibili, ma solo una distesa di caratteri anonimi e per questo senza peso e responsabilità? Irritante, non è vero?"

12 commenti:

  1. il giornalismo italiano, mediamente, si preoccupa di guardare solo il proprio ombelico.
    la questione dei credit sui quotidiani italiani, cartacei e on line, l'è istess, è appunto anomalia antica. e ha a che fare con una sorta di invidia derivata dal periodo analogico, quello in cui si scattava in pellicola per intenderci. periodo in cui il compenso medio dei fotografi era più alto di quello medio di chi scriveva. con la penna, con la macchina da scrivere o col computer, a seconda della stagione e della dimestichezza tecnologica.
    il digitale, ancora lui, è stato usato anche come ricatto economico, ma soprattutto come mezzo per saldare i conti.

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    1. E il risulato è che in Italia ora i siti e i giornali non curano l'immagine, la parola crediti è bandita e dentro vengono buttate una marea di porcherie...

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  2. Ho aura non ci sia soluzione. Come ben sai la figura del photoeditor nei quiotidiani italiani è sconosciuta. Ed io forse mi sono anche stufata di mandar lettere ai Direttori per segnalare che le foto vanno firmate.

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  3. Onestamente combatto contro questo mal costume da anni. Sono arrivato però ad una conclusione, e cioè che sì, il fotogiornalismo italiano paga lo scotto del passaggio al digitale, della crisi, ma secondo me soprattutto paga l'egoismo della categoria in generale. Molte volte ho cercato di far capire ai miei colleghi quanto sia importante avere i crediti, quanto sia importante farsi pagare come si deve per una foto, quanto sia necessario cercare di farci rispettare, ma la conclusione è sempre la stessa: non ci rispettiamo noi stessi in primis. Non credo che si risolveranno mai i problemi dei fotogiornalisti italiani perchè questi sono troppo impegnati a curare il proprio orticello, anziché dare ogni tanto un colpetto di zappa per togliere la gramigna dall'orto del vicino...

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  4. Sai, credo che ormai in Italia in realtà si paghino poco le foto come del resto gli articoli. Il problema non è tanto il prezzo, quanto il compito di noi photoeditor a far in modo che la firma appaia accanto a ogni singola foto a costo di lottare con caporeadattori e art director.
    Purtroppo nei quotidiani italiani, salvo La Stampa (dove comunque i crediti NON ci sono), la figura del photoeditor è inesistente. La colpa? non c'è una cultura dell'immagine così ampia, basta vedere un po' di gallery terribili online; si preferisce dunque risparmiare sull'acquisto e fare abbonamenti con agenzie che ti offrono meno e far fare le ricerche agli scriventi. Così il risparmio è garantito.
    Io di mio posso solo dirti che ho solennemente imparato a far scrivere i nomi degli autori; e questo insegnamento lo devo ai miei maestri, sia della Bauer che quelli incontrati sul campo.

    Ma lavoro in un mensile, ho lavorato anche in un settimanale e giustamente i miei superiori hanno sempre capito questa "esigenza" e per tanto rispettata.

    La domanda è:
    perchè i Direttori dei quotidiani non danno così importanza alla mia figura? al ruolo che riveste un immagine (la lettura di ritorno, per non dire la prima lettura)? perchè si accontentano di uno scatto mediocre e non accattivante?

    In altri paesi non accadrebbe mai. E per questo basta farsi un giro sul web o comprare anche qualche quotidiano straniero.

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  5. a un dibattito su temi fotografici di qualche giorno fa era presente il direttore de La Stampa, Mario Calabresi. A precise domande del pubblico su questo tema lo si è visto rispondere imbarazzato quanto segue (riassunto mio):

    --
    Le foto di agenzia sui giornali non si firmano perché sono "pubbliche", cioè accessibili a tutti i giornali. Agli occhi dei giornalisti delle altre testate, firmarle col nome dell'autore equivarrebbe ad appropriarsene, come se il quotidiano che pubblica l'immagine l'avesse commissionata e pagata per sè.
    --

    a me pare una buffonata priva di senso, ma trovo interessante scoprire come si ragioni in quegli ambienti.

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  6. Questa è una delle idiozie (per essere gentile) che ho sentito. Forse dovremmo scrivere una bella lettera tutti insieme e mandarla al Direttore della stampa per spiegargli che non si tratta di appropriazione, ma di riconoscere il legittimo proprietario morale dello scatto. Se fosse commissionato basterebbe mettere "x y per La Stampa", se comprata xy/La Stampa... e sembrerebbe solo un riconoscimento, non certo una appropriazione illecita.

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  7. pubbliche un cazzo.
    sono accessibili. che è diverso. sempre più convinto che 'sti signori sono qui a saldare il conto con il passato. e non gli par vero di riuscirci.

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  8. Vorrei vedere cosa succederebbe se gli articoli non venissero firmati...

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    1. convinci l'art a dimenticarsene...e vediamo l'effetto che fa. vengo anch'io.

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  9. A be' da me se non mettono un credito sbraito, quindi pur di non vedermi isterica hanno imparato!

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