29 febbraio 2012
27 febbraio 2012
26 febbraio 2012
24 febbraio 2012
Morire per amore
Morire per amore si può. È
quello che è successo al fotoreporter francese Remi Ochlik, che ha trovato la
fine a Homs, in Siria, lo scorso 22 febbraio, in un attentato voluto dal regime
di Al Assad. Nato a Thionville, 28 anni fa, si era diplomato alla scuola
Icart-Photo di Parigi, per poi fondare la sua agenzia IP3 Press, specializzata
nei reportage. Il suo sogno, fin da
quando aveva deciso di dedicarsi a questo mestiere era di andare in guerra per
documentare con la sua macchina fotografica quello che succedeva in quei paesi
dove il conflitto regna sovrano. In un’intervista al Direttore di Wostok, Slavica
Jovicevic, aveva addirittura dichiarato che la guerra è un affare pericoloso, “ma
io sono lì dove ho sempre sognato di essere. E quando il pericolo è passato c'è
una sola voglia, una sola idea fissa: ritornarci, ancora e ancora. La guerra è
peggio di una droga». Remi aveva appena vinto il World Press Photo 2012, nella categoria General News con un immagine
scattata durante il conflitto in Libia durante la primavera scorsa. Purtroppo ha trovato la morte, insieme
alla giornalista americana Mary Colvin, per mezzo della sua più grande
passione, del suo più grande amore: la fotografia. Quell’arte che permette di
vedere l’altra faccia del mondo che altrimenti non potremmo mai conoscere,
quell’arte del fotogiornalismo che non può mentire mai.
©Remi Ochlik vincitore del World Press Photo 2012, nella categoria General News
www.repubblica.it
21 febbraio 2012
16 febbraio 2012
14 febbraio 2012
13 febbraio 2012
12 febbraio 2012
10 febbraio 2012
9 febbraio 2012
©Andrea Bruce/NOOR for New Yor Times
http://lens.blogs.nytimes.com
Febbraio 2012. A causa del freddo Khan Mohammad, un bambino di tre anni, è morto in uno dei rifugi per gli afghani a Kabul. La fotografa documentarista Andrea Bruce ha potuto seguire e raccontare ogni momento del dolore di questa famiglia, ma anche aiutare molte altre persone procurando abiti caldi da distribuire per ripararsi dalle temperature gelide del paese.
8 febbraio 2012
6 febbraio 2012
E questa? di chi è?
Chi conosce il mio blog sa che questo è un blog fotografico.
Immagine, autore, fonte, didascalia.
Ma oggi farò un'eccezione, vorrei che leggeste quanto è stato pubblicato sul sole 24 online.
E' una rivendicazione sulla paternità delle fotografie che vengono pubblicate sui quotidiani italiani (anche se mi duole aggiungere che non sono i soli a dimenticarsi la firma degli autori dello scatto).
Lascio la parola a Laura Leonelli, autrice di questo splendido articolo. E ringrazio Serena per avermelo fatto scoprire:
"I lettori del quotidiano «El Universal», una delle principali testate
colombiane, lo sanno. I lettori dei quotidiani italiani no. In
Colombia, in Inghilterra, in Danimarca, negli Stati Uniti, in Canada,
negli Emirati Arabi, e così in Spagna e in Svizzera, i lettori dei più
autorevoli quotidiani sanno chi ha scattato le straordinarie immagini
del naufragio della Costa Concordia. I lettori italiani,
trasversalmente, non lo sanno, perché è abitudine tutta italica,
inaffondabile e aliena alla correttezza professionale, quella di
omettere nome e cognome dei fotografi che ogni giorno, da ogni fronte di
cronaca nazionale e internazionale, contribuiscono alla nostra
informazione. Abbiamo quindi dovuto leggere le prime pagine dei grandi
giornali stranieri, raccolte con puntualità in un supplemento di
«Internazionale», per scoprire gli autori di queste immagini così
drammatiche ed esaustive.
Tra i nomi, come se fosse un altro elenco di dispersi, abbiamo
trovato quello di Filippo Monteforte, autore di uno degli scatti più
impressionanti, che ha occupato ben due pagine di giornale, e poi quello
di Enzo Russo, Remo Casili, Andrea Sinibaldi e Laura Lezza. Ancora un
dettaglio. All'indomani della tragedia, molti giornalisti hanno
riportato la loro commozione di fronte a tali immagini.
Gli articoli sono stati tutti firmati. Le
fotografie, evocative e ricche d'informazioni, no. Come sempre per
capire un'ingiustizia, non c'è che provarla. E se per un giorno
giornalisti, inviati, direttori si vedessero pubblicati i loro pezzi
senza firma? Se per un giorno le pagine dei quotidiani fossero non un
incontro di idee, autorevoli perché firmate e quindi riconoscibili, ma
solo una distesa di caratteri anonimi e per questo senza peso e
responsabilità? Irritante, non è vero?
I lettori del quotidiano «El Universal», una delle principali testate
colombiane, lo sanno. I lettori dei quotidiani italiani no. In
Colombia, in Inghilterra, in Danimarca, negli Stati Uniti, in Canada,
negli Emirati Arabi, e così in Spagna e in Svizzera, i lettori dei più
autorevoli quotidiani sanno chi ha scattato le straordinarie immagini
del naufragio della Costa Concordia. I lettori italiani,
trasversalmente, non lo sanno, perché è abitudine tutta italica,
inaffondabile e aliena alla correttezza professionale, quella di
omettere nome e cognome dei fotografi che ogni giorno, da ogni fronte di
cronaca nazionale e internazionale, contribuiscono alla nostra
informazione. Abbiamo quindi dovuto leggere le prime pagine dei grandi
giornali stranieri, raccolte con puntualità in un supplemento di
«Internazionale», per scoprire gli autori di queste immagini così
drammatiche ed esaustive.
Tra i nomi, come se fosse un altro elenco di dispersi, abbiamo
trovato quello di Filippo Monteforte, autore di uno degli scatti più
impressionanti, che ha occupato ben due pagine di giornale, e poi quello
di Enzo Russo, Remo Casili, Andrea Sinibaldi e Laura Lezza. Ancora un
dettaglio. All'indomani della tragedia, molti giornalisti hanno
riportato la loro commozione di fronte a tali immagini.
Gli articoli sono stati tutti firmati. Le
fotografie, evocative e ricche d'informazioni, no. Come sempre per
capire un'ingiustizia, non c'è che provarla. E se per un giorno
giornalisti, inviati, direttori si vedessero pubblicati i loro pezzi
senza firma? Se per un giorno le pagine dei quotidiani fossero non un
incontro di idee, autorevoli perché firmate e quindi riconoscibili, ma
solo una distesa di caratteri anonimi e per questo senza peso e
responsabilità? Irritante, non è vero?"
5 febbraio 2012
3 febbraio 2012
Sony World 2012
© Daniele Testa, courtesy of Sony World Photography 2012
Al concorso Sony World Photography Awards 2012 hanno partecipato 122.000 fotografi provenienti da 171 paesi, Daniele Testa, con la serie "TOI", è stato inserito nella rosa dei primi dieci fotografi pubblicitari. La
campagna fotografica ha lo scopo di promuovere lo spazio espositivo "TOI - Theatre Of
Imagination", sede dell'agenzia "Leo Burnett" di Milano.
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